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Osteria dell’Acquabella: Storia


Acquabella era il nome di una roggia periferica, un fosso che scorreva nella zona sud est di Milano facendo il paio con la roggia Vettabia. Un locale con lo stesso nome "trattoria Acquabella" esisteva da tempo proprio nei pressi della roggia, in piazzale Susa a Milano, oggi quasi in centro, ma un tempo estrema periferia. (Nel locale attuale abbiamo una splendida riproduzione su tela di una fotografia dell'epoca). Negli anni '50 la famiglia Artuso, nello specifico Mario Artuso dopo una soddisfacente esperienza come Patronne del ristorante La Lanterna in via Lanzone sempre a Milano, decide di rilevare questo locale ed attrezzarlo come punto di ristoro per operai ed impiegati delle numerose fabbriche ed uffici presenti in zona, senza disdegnare l'attività di osteria con mescita e gioco delle carte. Il tutto con grande successo fino alla fine degli annni 70', periodo in cui il mitico "Mario" lascia il locale e la gestione ad altri. Oggi, dopo quasi 25 anni, i figli di Mario Artuso, Liliana, Massimo e Daniela ridanno vita all'atmosfera in cui sono cresciuti. Riapre così l'osteria dell'Acquabella dove Liliana (Patronne e Chef), Massimo (Chef) e Daniela (Sala), coadiuvate da Renzo Zucca (Barman di provata esperienza) ripercorrono le gesta culinarie del padre che ha assistito all'inaugurazione avvenuta lo scorso ottobre 2003.

Ciao Mario ! Un pezzo di Milano ci ha lasciati.


Milano, a pensarci bene, non è mai stata una città nottambula nel vero senso della parola. Operosa e laboriosa, spesso frenetica ha sempre preferito alzarsi presto piuttosto che fare molto tardi. Non lo è nemmeno oggi, se confrontata con la Ville Lumiere, la Movida Madrilena o altre città Europee, figurarsi nell’immediato dopoguerra e negli anni 60. Allora le osterie, i trani, le bettole, le trattorie ed i ristoranti della città chiudevano i battenti a mezzanotte. La mezzanotte segnava la fine simbolica della giornata, il momento in cui cessavano davvero tutte le attività. Solo intorno alla stazione centrale, per via dei treni in partenza a quell’ora, vi erano segnali di continuità della frenesia giornaliera.

E così, come ha fatto per molti anni, subito dopo la mezzanotte del 18 dicembre scorso “Il Mario” ha chiuso questa volta per sempre la sua “Osteria”. Lo vedo ancora togliersi il grembiule da lavoro, tassativamente bianco, “perché il cliente deve capire che qui è pulito!”, imbracciare il “ferro” per la saracinesca (quelle elettriche arriveranno molto dopo!) e chiudere il locale. “Il Mario” è Mario Artuso, un uomo semplice, un grande cuoco, non gli piaceva la parola chef, si gongolava nel sentirsi definire “il Maestro”. Un maestro di cucina e di discrezione. Quarant’anni di mestiere, da giovane apprendista fino ad avere il primo locale suo. Poi la Lanterna in via Lanzone, la Trattoria dell’Acquabella in piazzale Susa, l’esperienza in via Novara (l’ippodromo, i fantini) e ancora suggerimenti e consigli per far rinascere l’Acquabella a Porta Romana dopo oltre vent’anni.Grande intenditore di cucina, bravo dietro il banco, bravissimo nell’intrattenere i clienti, la battuta giusta al momento giusto. Sempre radioso e scherzoso, un’artista ! Non era uomo da premi gastronomici, non era uomo da prima pagina. Era uno dei tanti ristoratori artefici di una cucina semplice e tradizionale che riprendeva le ricette della cucina rurale e contadina comune a tutto il nord Italia. Grazie Mario, per quello che ci hai lasciato, per quello che ci hai insegnato. Grazie anche a nome delle decine di migliaia di Milanesi e non, che hanno avuto il privilegio di provare la tua cucina e conoscere la tua simpatia.
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